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E sono abbastanza meravigliato del fatto che l’egregio signor dottore, dimenticandosi di Aristotele, luce della natura, osi identificare l’inizio di qualche virtù con il timore urgente. Aristotele invece, con tante espressioni ormai universalmente note, nel terzo libro dell’Etica Nicomachea tenta di convincere il lettore che l’opera buona è necessariamente volontaria e derivante da libera volontà.
Et satis admiror egregium dominum doctorem, quod oblitus luminis naturae Aristotelis audeat statuere alicuius virtutis initium in timore urgente, cum ille tot verbis iam receptissimis, iii. Ethicorum, persuadere conetur, oportere esse voluntarium opus bonum et libera voluntate fieri.
Disputatio inter Ioannem Eccium et Martinum Lutherum
1519 - WA 59,577,4538-4541
Riferimento ad Aristotele: Eth. Nic. III,5,1113b,3-20
Commento di Eugenio Andreatta
L’argomento del contendere è l’inizio della penitenza. Eck sostiene che il primo moto dell’anima verso Dio, ispirato dalla grazia divina, è un moto di timore, di vergogna e di dispiacere per i propri peccati; Lutero, che in questa posizione vede un’eccessiva presenza della volontà umana a scapito della grazia, ritiene che il primo moto dipenda dalla libera volontà dell’uomo rinato per opera della grazia stessa. Per difendere le sue posizioni egli non esita (come già in precedenza nel corso della stessa disputa, cfr. WA 2,370,7-11 e anche in seguito, come nelle Resolutiones relative, cfr. WA 2,422,31-35), ad opporre ad Eck il “suo” Aristotele, e sottolineando anche con alcune espressioni (“admiror”, “receptissimis verbis”) la sua meraviglia per il fatto che Eck non sembra conoscere una dottrina tanto famosa.
Database di Eugenio Andreatta
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