Lutero e Aristotele,
una citazione al giorno
30 aprile 2025
E come reagiranno i nostri interlocutori? Per fede si crede che Cristo sia nato dall’intatto utero della madre. Dicano pure, anche in questo caso, che quel lembo di carne della vergine per qualche momento sia stato annientato, o, usando quella che essi reputano un’espressione più esatta, transustanziato, così che Cristo, avvolto dagli accidenti di quella carne, alla fine sia venuto alla luce passando attraverso gli stessi accidenti. Ma allora bisognerà dire le stesse cose della porta chiusa e dell’entrata del sepolcro chiuso, che Cristo entrando e uscendo attraversò senza toccare. Di qui è nata la Babilonia di questa filosofia che parla di quantità continua distinta dalla sostanza; e ormai si è arrivati a un punto tale che anch’essi non sanno più cosa siano gli accidenti e cosa la sostanza. Infatti, chi mai è riuscito a dimostrare con certezza che calore, colore, freddo, luce, peso, figure, sono accidenti? Alla fine sono obbligati ad inventare una nuova sostanza per quegli accidenti che si trovano sull’altare, perché Aristotele dice che “il modo di essere proprio degli accidenti è l'inerire ad altro”, e di qui nasce un numero infinito di mostruosità: ma da tutte queste sarebbero liberi se ammettessero semplicemente che sull’altare ci sono pane e vino. Comunque mi rallegro di cuore che perlomeno tra il popolo si sia conservata una fede semplice in questo sacramento. Infatti la gente non capisce e non si mette a discutere se sull’altare vi siano accidenti senza sostanza, ma crede con fede semplice che lì è veramente contenuto il corpo e il sangue di Cristo, lasciando a quei perdigiorno il compito di litigare sul mezzo che contiene il corpo di Cristo.
De captivitate Babylonica ecclesiae praeludium
1520 - WA 6,510,9-24
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